Fotografia e pittura
Cosa è una fotografia ?Quanto esposto in precedenza traccia, implicitamente, una linea di demarcazione che viene a “confinare” la fotografia nel campo della riproduzione realistica. In effetti fu proprio questa sua capacità di “fedele” riproduzione delle realtà che principalmente impressionò al suo apparire.
Una fedeltà relativa se si considera l’assenza di colore e l'incapacità di restituire con realismo anche soltanto i chiaroscuri. Almeno sino ad una certa epoca.
Due, ritengo, siano, ancora oggi, gli aspetti precipui della fotografia :
- la capacità di riprodurre i più minuti dettagli e cogliere quanto all’osservazione umana normalmente sfugge;
- la capacità di “testimonianza” del vero.
La prima caratteristica è ampiamente sfruttata e, non di rado, diviene uno degli elementi su cui poggia l’interesse di chi la guarda. Basta pensare a tutte quelle immagini in cui la matericità di quanto ripreso costituisce un punto di rilievo dell’immagine. Per non parlare del genere Texture o della macrofotografia.
La capacità testimoniale è certamente la caratteristica più rilevante. Senza di questa anche la prima perderebbe il suo valore.
E’ questa sensazione di “verità” che ha determinato l’affermarsi della fotografia nel capo della foto scientifica e di documentazione.
Ma che dire degli altri settori i cui la fotografia si trova a concorrere con la pittura ?
Quali motivazioni sussistono per affidarsi alla fotografia nella riproduzione di nature morte, paesaggi, ritratti e scene di ambientazione ?
Una natura morta è sempre la riproduzione di un artefatto. In tutti i suoi elementi : scelta degli oggetti, loro disposizione, illuminazione.
La fotografia ne può fornire una resa assolutamente dettagliata, ma che valore testimoniale ha ? Il soggetto è un artefatto. In questo genere credo che la fotografia possa trovare preferenza rispetto alla pittura se l’autore tiene ad una resa minuta dei dettagli (ad esempio la matericità) o tiene ad evidenziare il contrasto e la brillantezza del soggetto, particolarmente messe in risalto da una stampa su carta lucida.
Fuori di queste o analoghe motivazioni mi sembra più appropriato ricercare “composizioni” individuabili nella realtà del quotidiano, lasciando che la fotografia possa esprimere il suo valore di testimonianza del reale.
Il ritratto è, in qualche modo, anch’esso un artefatto, ma la fotografia giustifica il suo impiego quando si ricerchi una resa fedele del soggetto, non esclusa una ricerca di “tangibilità” e, ancora, per la testimonianza di veridicità della raffigurazione.
Anche per i paesaggi e le scene di ambiente con presenze umane o animate, la fotografia trova una sua ragione di scelta per quel valore testimoniale che essa ha sempre. A questa motivazione può aggiungersi la esigenza tecnica di “fermare” la scena : vuoi per coglierne la luce, vuoi per afferrare delle presenze momentanee.
Ma il confine tra fotografia testimone del “vero” e raffigurazione del “ verosimile” non è così netta.
L’idea di una Fotografia testimone del vero va meglio compresa e, in certa misura, ridimensionata.
Basti considerare alcune scelte basilari del fotografo. Le principali concernono i seguenti fattori :
- Obbiettivo : la scelta dell'obbiettivo influisce sulla resa cromatica e sul contrasto.
E' di uso corrente distinguere gli obbiettivi “ morbidi” da quelli “duri”. I primi forniscono immagini con una più ampia scala tonale dando, ad esempio, una impressione di estrema morbidezza alla carnagione di un viso. Ciò, per non parlare degli obbiettivi a fuoco morbido, appositamente progettati per lasciare una lievissima sfocatura al fine di ottenere una resa estremamente morbida.
- Supporto di registrazione : le pellicole hanno rese diversissime, sia in termini di contrasto che di colore . La scelta può essere effettuata non solo variando la marca, ma il tipo di pellicola . Ogni casa produce pellicole con rese cromatiche diverse. Analoga scelte consentono le fotocamere digitali che permettono impostazioni in grado di fornire immagini più o meno contrastate, più o meno nitide e con resa cromatica “calda” o “fredda”.
- Esposizione : la resa dei colori, la tonalità complessiva, la luminosità dell'immagine sono determinate anche dall'esposizione: variando questa, anche di poco, si possono ottenere effetti sensibilmente diversi.
- Tempo di scatto : un tempo di scatto breve può congelare” l'immagine, mentre uno più lento può dare, tramite il mosso, un senso di movimento. Con la tecnica del “panning” si ottiene un soggetto relativamente “fermo” mentre lo sfondo risulta completamente mosso.
Sono questi, del resto, tra i principali accorgimenti di chi fotografa per fornire una personale interpretazione del soggetto.
Quanto sopra esposto non toglie, ma ridefinisce il valore di testimonianza della fotografia, che risulta circoscritto essenzialmente alla effettiva esistenza di ciò che viene rappresentato ed assai meno alla sua percezione visiva.
La possibilità che oggi si offre di modificare le immagini digitali obbliga ad una ulteriore riflessione.
I programmi di foto-ritocco consentono di modificare le immagini.
Una immagine modificata può ancora considerarsi una fotografia ? Non vi è dubbio che modificandola si viene ad incidere sul valore “testimoniale” della fotografia, ma può essere limitata ad interventi non diversi da quanto si è visto possibile realizzare in fase di ripresa.
Al computer sono però possibili interventi assai più incisivi.
Qual'è il limite invalicabile oltre il quale l'immagine non ha più carattere di fotografia ?
E' possibile stabilire un limite ?
Come già rilevato nel corso, non possono considerarsi alterazioni tutti quegli interventi volti a sopperire a carenze del mezzo tecnico o errori di ripresa : dominanti di colore, sotto o sovra esposizioni, sfocature o mosso involontario, raddrizzamento di linee cadenti.
Supponiamo però di cancellare da una immagine digitale una persona che transitava al momento dello scatto, in quanto la sua presenza non corrisponde alla “documentazione “ che del luogo si voleva fornire.
L'immagine ha perso la sua natura fotografica ? A ben guardare, l'immagine è la stessa che si sarebbe ottenuta scattando prima che la persona entrasse nell'inquadratura o aspettando che ne uscisse. Tale correzione potrebbe anche essere considerata correzione di un errore di ripresa.
Personalmente credo che, nel caso ipotizzato, l'immagine resti fedele alla testimonianza che del luogo si voleva dare.
Non ad ogni cancellazione, tuttavia, ritengo possa attribuirsi lo stesso carattere.
Immaginiamo di cancellare un segnale stradale che disturba la veduta o un cartellone che deturpa il paesaggio.
Si potrebbe sostenere che, anche in questo caso, ci si è limitati a rappresentare la situazione preesistente alla loro collocazione. Fatto non oggettivamente vero. Viene tolto il cartellone ma vengono lasciati altri elementi che forse non erano presenti prima della sua posa in opera. Che so? Forse il tanto gradevole cespuglio fiorito collocato in primo piano.
Tuttavia, in un caso, analogo all' 'esempio appena fatto, la fotografia conserverebbe intatto il suo valore documentale se lo scopo della ripresa fosse illustrare un' architettura parzialmente nascosta dal cartellone o se questo venisse a turbare la corretta percezione del suo valore architettonico
Si viene così a proporre un ulteriore elemento di valutazione : veridicità della testimonianza in rapporto allo scopo della ripresa ?
Come accennato nella introduzione del corso, ognuno deve dare una sua risposta in base a quello che è il suo intendere la fotografia. Qui possono solo essere proposti spunti di riflessione.
Non altrettanto possibilisti, sono fermamente convinto, si può essere per l'aggiunta di elementi non presenti sulla scena.
Con una tale operazione si viene ad incidere persino sul valore minimale della testimonianza fotografica : la effettiva esistenza di ciò che si raffigura.