Macrofotografia essenziale
Quanto segue si rivolge a chi non dispone di ottiche specializzate ed effettua la ripresa a mano libera. Delle precisazioni più specifiche vengono fornite al termine di questa trattazione generale in merito all’uso di ottiche specializzate e di tecniche volte ad ottenere immagini di più alta qualità.
Il testo comprende più sezioni :
- Pseudo-macro
- Macrofotografia
- Attrezzatura particolare
- Tecniche particolari
- Chiarimenti sui termini tecnici
Anzitutto, è indispensabile precisare cosa è la macrofotografia.
Correttamente la macrofotografia comprende esclusivamente quelle fotografie che riproducono sul sensore (o pellicola) una immagine di dimensioni non inferiori a quelle reali del soggetto ripreso.
Ogni ripresa in cui l’ immagine sul sensore abbia dimensioni inferiori al reale non può definirsi Macrofotografia .
Tale precisazione appare indispensabile non solo perché il termine Macro è ampiamente usato per immagini in cui il rapporto di riproduzione è spesso largamente inferiore al rapporto 1 : 1, ma soprattutto perché l’effettivo rapporto di riproduzione determina l’attrezzatura e la tecnica necessarie.Pseudo macro
( rapporto di riproduzione minore di 1 : 1)Non richiedono, necessariamente, accessori, ma pongono problemi di ripresa, non indifferenti, che variano a seconda del tipo di apparecchio usato e delle sue caratteristiche.
Vediamo le singole situazioni
Compatte
Consentono riprese da distanze anche assai ravvicinate, talvolta anche di 2 cm.
Si hanno tuttavia quattro importanti limitazioni :
1) la loro focale assai corta non consente di ottenere che un rapporto di riproduzione assai modesto. Fenomeno assai più accentuato quando la distanza minima di ripresa è consentita solo utilizzando la focale più corta. Una ripresa da 20 mm con focale di 6 mm darà il seguente rapporto di riproduzione : g = f/(p – f) = 6/(20 - 6) = 0,43
Un rapporto, come si può constatare, che riproduce il soggetto ad una dimensione inferiore alla metà del reale: ben lontano dal rapporto 1 : 1.
Anche se tale rapporto dovesse soddisfare le nostre esigenze, non bisogna dimenticare che il sensore delle compatte ha una diagonale che, usualmente, non supera i 10 mm; pertanto, nel formato 4 : 3, le dimensioni del sensore non supereranno i 6 x 8 mm.
Le dimensioni del sensore determinano anche la porzione di soggetto che potrà essere riprodotta : un rapporto 0,4 : 1 potrà accogliere un soggetto di 19 mm ( 8 : 0,43) od una sua porzione di tale dimensione.
Attualmente sono tuttavia disponibili anche compatte il cui sensore ha una diagonale di 14 mm; anche in tal caso il sensore avrà dimensioni assai ridotte : 8,4 x 11,2 mm. Il soggetto non potrà avere dimensioni superiori : 19,5 x 26 mm.
2) una tale distanza di ripresa renderà praticamente impossibile garantire la messa a fuoco, sia manualmente che con autofocus senza l’uso di un cavalletto; inoltre un soggetto delle dimensioni indicate ha certamente una estensione in profondità che renderà difficile avere un tutto a fuoco.
3) a tale distanza, senza l’uso di un cavalletto, sarà praticamente impossibile bloccare l’immagine : il ricorso al flash integrato per evitare il mosso non sarà possibile data la brevissima distanza di ripresa.
4) la distanza ridottissima di ripresa costringerà ad usare diaframmi assai chiusi,difficilmente disponibili sulle compatte, e, se disponibili, la luce ambiente potrebbe risultare insufficiente e, pertanto, costringere a ricorrere a diaframmi più aperti, con perdita della profondità di campo, già ridotta dal rapporto di riproduzione, anche se non particolarmente elevato.
L'uso del flash sarà impossibile : una distanza così ridotta non consente al flash incorporato di illuminare il soggetto. La cosa migliore sarà fotografare da una distanza maggiore utilizzando una focale più lunga.
Bridge
Questi apparecchi presentano problematiche, secondo la tecnica di ripresa, analoghe a quelle considerate per le compatte. Occorre, tuttavia, tenere presenti alcune possibilità aggiuntive :
1) dispongono di zoom con focali notevolmente più lunghe : es da 12 a72 mm o più.
2) consentono di applicare una lente addizionale sull’obbiettivo e, pertanto, una messa a fuoco più comoda che meglio permette di ridurre il rischio di mosso ed ottenere una messa a fuoco accettabile.
3) la maggior distanza di ripresa permette di sfruttare il flash integrato, sopperendo ad una luce ambiente eventualmente inadeguata ed evita il rischio di mosso.
Vediamo una rapida esemplificazione : ripresa con lente addizionale da 3 diottrie su focale da 72 mm. La focale risultante del complesso ottico sarà di 59 mm. La distanza di ripresa con messa a fuoco regolata su infinito sarà pari a 33 cm (focale della lente addizionale).
Pertanto sarà g = 59/(333 – 59) = 0,21
Un rapporto di riproduzione assai modesto, che, tuttavia, permette una messa a fuoco ed una illuminazione con flash diversamente impossibile.
Nel caso esaminato, lo zoom di 72 mm. + lente addizionale da 3 diottrie diverrà, come si è detto, un obbiettivo di 59 mm di focale : di conseguenza il diaframma 22, avente un diametro di 3,27 mm ( 72 : 22 ) assumerà il valore di 18 (59 : 3,27)
Pertanto,accettando che sia PdC = [2fN(g + 1)] : (g2 x 1000) e applicando gli stessi dati considerati, si avrà :
PdC = (2 x 59 x 18 x 1,21) : (0,0441 x 1000) = 58,3 mm = 5.83 cm.
Un valore che permette ancora una messa a fuoco non troppo critica per soggetti di piccole dimensioni.
é tuttavia da ricordare che tale valore è valido se si accetta un circolo di confusione pari ad 1/1000 della focale.
Se viceversa si assumesse c = f/1730 la PdC scenderebbe a 3,37 cm. (5,83 x 0,58).E’ naturalmente possibile, per aumentare il rapporto di ingrandimento, ricorrere a lenti addizionali di maggiore potere diottrico, ad es. 10 diottrie.
In tal caso la focale risultante diviene di circa 42 mm e la distanza di ripresa pari a 10 cm.
Sarà pertanto g = 42/(100 – 42) = 0,72. Un rapporto di riproduzione decisamente ottimo, ma il diaframma 22 diverrà 12,8 e la PdC scenderà a 3,57 cm. per c = f/1000 e 2,07 per c = f/1730. Quando si utilizzano delle Bridge non vanno dimenticate alcune cose:
a) le piccole dimensioni del sensore consentiranno la ripresa solo di soggetti molto piccoli o dettagli di essi;
b) l’uso di lenti addizionali provoca un sensibile decadimento della qualità dell’immagine, tanto maggiore al crescere del potere diottrico;
c) lenti di buona qualità e alto potere diottrico hanno costi non indifferenti;
d) una ripresa da 10 cm ripropone le difficoltà di illuminazione messa a fuoco e di mosso già considerate per le compatte;
e) si tenga presente che, come illustrato, l’uso di una lente addizionale riduce la focale e, pertanto, il valore effettivo di diaframma viene ridotto, con conseguente perdita di profondità di campo.
In conclusione : le bridge appaiono più versatili. Il ricorso o meno a lenti addizionali deve essere valutato secondo le possibilità offerte dal nostro apparecchio e la necessità di riprodurre o no l’intero soggetto : fatto strettamente connesso alle dimensioni del nostro sensore.
Le diverse possibilità di ripresa offerte dalle Bridge giustificano l’interrogativo sulla profondità di campo disponibile : per il suo il calcolo potrà assumersi la formula indicata per foto ravvicinate :
PdC = [2fN(g +1)] : (g2 x 1000)
N.B Si tenga tuttavia presente che tale formula ipotizza essere soddisfacente una “nitidezza", di un punto fuori fuoco, pari a f/ 1000; valore di riferimento usuale, come si è visto alla pagina a questo dedicata ed al paragrafo concernente il Circolo di confusione.
Tuttavia, chi faccia riferimento ad un valore di c = /1730 dovrà ridurre il risultato il valore della PdC calcolato moltiplicandolo per 0,58.Reflex
Per la pseudo macrofotografia con apparecchi reflex possono riproporsi le considerazioni già fatte per le bridge.
Vi sono però alcuni aspetti particolari che vanno evidenziati:
1) il sensore ha sempre una dimensione non inferiore a circa 24 x 16 mm circa. Possibilità quindi di accogliere soggetti più grandi di quelli consentiti dalle bridge;
2) possibilità di utilizzare zoom con focali molto lunghe, che consentono buoni rapporti di riproduzione, anche senza lenti addizionali e da distanze considerevoli;
3) conseguente possibilità di ottenere foto non mosse ed a fuoco anche in autofocus;
4) possibilità di avvalersi, oltre che del flash integrato, anche di flash posti in posizione angolata rispetto al soggetto, tramite apposita staffa.
Ad esempio un obbiettivo zoom da 300 mm con messa a fuoco minima di 90 cm fornirà il seguente rapporto di riproduzione g = 300/(900 – 300) = 0,50.
Un rapporto non elevatissimo, ma che riduce drasticamente il rischi di mosso e di fuori fuoco e, inoltre consente una adeguata illuminazione del soggetto anche in condizioni di luce ambientale non ottimali.
Anche in questo caso sarà PdC = [2fN(g + 1)] : (g2 x 1000) = (2 x 300 x 32 x 1,5) : (0,25 x 1000) = 28.800 : 250 = 115 mm, ovvero 67 mm. per c = f/1730 .Una profondità di campo comunque notevole anche se la possibilità di utilizzare l'autofocus resta strettamente condizionata dalla illuminazione ambientale e dal contrasto del soggetto.
Nel caso considerato, l’assenza di lenti addizionali non comporta il ricalcolo della focale anche se il prolungamento dell’obbiettivo porterà ad una diaframmatura di fatto lievemente maggiore e, quindi, ad una certa perdita di luminosità, comunque irrilevante.
Macrofotografia (rapporto di riproduzione non inferiore a 1 : 1)
La macrofotografia è campo esclusivo degli apparecchi reflex.
In merito alla sua realizzazione debbono porsi in evidenza tre aspetti :
1) profondità di campo : è estremamente limitata a causa dell’elevato rapporto di riproduzione;
2) conseguente scelta dei soggetti;
3) attrezzatura necessaria;
Vediamo ciascuno di questi aspetti.
A) Profondità di campo: Se si riproduce un soggetto alle sue reali dimensioni la profondità di campo si riduce a pochi mm : l’unico rimedio è l’utilizzo di diaframmi assai chiusi 32, 22, 16.
Anche così, tuttavia, il tutto a fuoco rimane una chimera se il soggetto ( fosse anche un insetto) ha una estensione superiore alla profondità di campo che caratterizza quel rapporto di riproduzione.
Si consideri che la profondità di campo nella macro è data dalla seguente formula : PdC = 2cN(g + 1)/g2. Pertanto, per g = 1, c = 0,02 e N = 32, sarà PdC = 2 x 0,02x 32 x 2 = 2,56 mm.
Una profondità di campo che si estenderà in parti uguali avanti e dietro il punto di messa a fuoco.
B) Scelta del soggetto : la ridotta profondità di campo impone che il soggetto debba avere dimensioni assai ridotte oppure ci si dovrà limitare ad avere a fuoco una minima parte di esso.
Un rapporto di riproduzione di 1,5 : impone praticamente la ripresa di un soggetto sostanzialmente piatto.
C) Attrezzatura necessaria: Le possibilità tecniche sono tre :
1) utilizzo di tubi di estensione (o soffietti) automatici;
2) teleobbiettivo + duplicatore di focale;
3) teleobbiettivo più lente addizionale;
Tubi di estensione e soffietti automatici
I tubi sono un mezzo più economico rispetto al soffietto, tuttavia presentano la limitazione diconsentire solo un numero limitato di rapporti di ingrandimento (ciò in quanto il tubo è formato da tre segmenti di diversa lunghezza che, sebbene componibili a piacere, consentiranno solo 7 diverse prolunghe
Gli uni e gli altri vengono interposti tra l’obbiettivo ed il corpo macchina al fine di consentire una ripresa più ravvicinata di quella offerta dal solo obbiettivo.
Si tenga presente che affinché si possa avere un rapporto di riproduzione pari a 1 : 1 è indispensabile che la prolunga sia pari alla focale dell’obbiettivo utilizzato ed il soggetto risulterà a fuoco ( messa a fuoco regolata su infinito) per un soggetto posto ad una distanza doppia della focale dell’obbiettivo.
Un obbiettivo di 55 mm richiederà una estensione di 55 mm per fornire un rapporto 1 : 1 di un soggetto posto a 11 cm.
L’uso di una estensione offre risultati ottici migliori, ma introduce un problema di illuminazione.
La maggiore distanza che la luce deve percorrere ( distanza doppia) riduce ad 1/4 l’intensità della luce che raggiunge il sensore, con evidente forte sotto esposizione.
Poiché l’uso di una forte diaframmatura impedisce, comunque, di avvalersi della sola luce solare sarà indispensabile ricorrere ad un flash.
Questa tecnica, pertanto, rende indispensabile il ricorso a un flash collocato su staffa per garantire una illuminazione adeguata, sia come intensità che direzione.
Per particolari esigenze esistono flash anulari che vengono a collocarsi attorno all’obbiettivo.
Teleobbiettivo + duplicatore di focale
Un duplicatore di focale è utile per raddoppiare la focale di un tele senza variare la distanza minima di messa a fuoco che caratterizza l'obbiettivo .
Ad esempio uno zoom di 200 mm, diviene un 400 mm : con una tale focale è possibile raggiungere il rapporto 1 : 1 fotografando da 80 cm.
Naturalmente occorre l'obbiettivo consenta una tale distanza minima di ripresa.
E' da segnalare che visono zoom detti "macro", anche di lunga focale, che consentono distanze minime di ripresa prossime a quella indicata. distanza.
Analogamente, un 300 mm, con duplicatore, divenendo un 600 mm, potrà raggiungere il rapporto 1 : 1 fotografando da 1,20 m : una distanza che tutti gli zoom consentono di utilizzare.I vantaggi offerti da un duplicatore sono quattro:
a) una dimensione più contenuta dell'attrezzatura rispetto ai tubi di prolunga ed al soffietto; b) possibilità di scattare da distanza considerevole e quindi ridurre il rischio di mosso e di fuori fuoco;
c)maggiore facilità nel riprendere soggetti animati, quali insetti.
d)maggiore profondità di campo in quanto il diaframma impostato salirà di due stop : 32 varrà 64, 22 varrà 44 e così via.
A fronte di questi vantaggi vanno considerati anche i punti sfavorevoli, che possono riassumersi in tre :
1) il costo del duplicatore : duecento euro o più
2) l'uso di un duplicatore comporta un certo decadimento della qualità dell'immagine : diviene essenziale, pertanto, acquistare duplicatori di buona qualità, ancorché di costo più sostenuto;
3) l'allungamento della focale ed il conseguente aumento del valore di diaframma (32, 44, 64) divengono fattori contrastanti : un diaframma più chiuso richiede tempi più lenti. Fatto incompatibile con l'uso di una focale lunga e un rapporto di ingrandimento elevato.
Diviene indispensabile, per una vera macro, ricorrere ad un flash.
Solo se si esce da un rapporto 1 : 1, in condizioni di forte illuminazione, potrà ipotizzarsi una modesta maggiore apertura del diaframma, ove la focale non sia superiore ai 300 mm.
Inevitabilmente si avrà una riduzione dela PdC.
In definitiva,il ricorso ad un flash, magari quello incorporato, risulta normalmente possibile e idoneo a superare questa difficoltà.
Teleobbiettivo e lente addizionale
Questa soluzione risulta decisamente più economica per chi già disponga di un tele di focale adeguata.
Si debbono tuttavia considerare due cose : 1) Cosa deve intendersi per focale adeguata ?
Una focale che consenta di ottenere un rapporto di riproduzione di almeno 1 : 1.
2) l’utilizzazione di una lente addizionale, riducendo la focale del sistema, fa si che il diaframma effettivo diminuisca e, pertanto, comporta una minore PdC.
Basta ricordare che poiché è PdC = 2cN(1 +g)/g2 per comprendere che un valore ridotto di N comporta una minore Profondità di campo.
Ma perché la lente addizionale riduce la focale del complesso ottico zoom + lente ?
, malgrado che il diametro del diaframma effettivo resta lo stesso ?
Vediamo un esempio esplicativo: obbiettivo da 105 mm. lente da 10 diottrie.
Ricordiamo anzitutto che le diottrie sono date da 1000 : focale.
Pertanto, avremo che l'obbiettivo ha un valore diottrico di 1000 : 105 = 9,52.
Di conseguenza aggiungedo una lente da 10 diottrie, il complesso avrà un valore diottrico di 19,52 diottrie e, quindi una focale pari a a 1000 : 19,52 = 51,22 mm.
Se il diaframma è regolato su 32, il suo diametro sarà (105 : 32) di 3,28 mm., ma poiché la focale del complesso è di soli 51 mm il diaframma effettivo diverrà di 51 : 3,28 = 15,55.
Dalla riduzione del diaframma effettivo consegue una diminuzione della profondità di campo : dagli esempi che seguono si può constatare come la PdC viene ridotta in base al rapporto tra N effettivo/N impostato.
Si tenga presente che la distanza di ripresa sarà pari alla focale della lente addizionale se la messa fuoco è regolata su infinito.
Riducendo la distanza di messa afuoco è possibile fotografare da una distanza minore, ottenendo un maggiore rapporto di ingrandimento.
Tuttavia, l'aumento del fattore di ingrandimento determinerà un ulteriore riduzione della profondità di campo, già sacrificata dalla diminuzione del diaframma provocata dalla ridotta focale del complesso.Il suggerimento, pertanto, è quello di usare focali lunghe (200- 300mm) accoppiate con lenti di basso valore diottrico (2-3 diottrie) Si fa presente, infine, che lenti ad elevato potere diottrico introducono maggiore decadimento dell’immagine. E'comunque sempre consigliabile acquistare lenti pregiate composte da più lenti, aventi un costo sensibile.
A maggior chiarimento, si riportano di seguito tre ipotesi corrispondenti a tre diverse lunghezze focali massime :
- 1. Zoom 18 – 105 + lente da 10 diottrie
Focale risultante = 51 mm;
La distanzaDistanza di ripresa (messa a fuoco su infinito) = 10 cm con messa afuoco su infinito.
g =51/(100 – 51) = 1,04
Si consideri però che il diaframma 32 di un 105 mm diverrebbe 15,55 e quindi la Pdc scenderebbe a 1,17 mm.
- > 2) Zoom 70 – 200 + lente da 5 diottrie
Focale risultante = 100 mm
Distanza di ripresa = 20 cm ( messa a fuoco su infinito )
g = 100/(200 -1 00) = 1,0
Anche in questo caso si ha una riduzione del valore effettivo di diaframma che da 32 diviene 25 : una riduzione di circa un diaframma.
La PdC diviene di 2 mm. contro i 2,56 a diaframma 32; una riduzione assai meno marcata.
- 3) zoom 70 – 300 + lente da 3 diottrie
Focale risultante = 159 mm (effettivi 158,73)
Distanza di ripresa = 33 cm ( messa a fuoco su infinito )
g = 159/(500 - 159) = 0,93
Il rapporto di 1 : 1 può essere facilmente raggiunto regolando la messa a fuoco su una distanza inferiore ad infinito.
Si ricordi che un buon risultato richiede l’uso di ottiche originali e lente addizionale di qualità che, considerato il numero modesto di diottrie, può acquistarsi a prezzi abbastanza contenuti.
Il maggior vantaggio è rappresentato dalla distanza di ripresa relativamente elevata.
Questa soluzione appare particolarmente adatta per chi non disponga di ottica originale e voglia economizzare sul costo della lente aggiuntiva.
Sarebbe illusorio tuttavia pensare che queste metodiche possano portare a risultati simili a quelli realizzabili con attrezzatura più idonee (soffietti o tubi), senza neanche faririferiento alle possibilità offerte da ottiche studiate in modo specifico alla macrofotogafia.
Poiché le lenti restano ocmunque una posibilità che attrae per il loro modesto costo, sembra opportuno mettere in rilievo alcune loro limitazioni o, se si vuole, inconvenienti.
Nella macrofotografia (rapporto di riproduzione 1 : 1) la profondità di campo è, di fatto, determinata principalmente dal rapporto di riproduzione, dal circolo di confusione, e dal diaframma :
PdC = 2cN (g + 1) : g2
Pertanto, occorre tener presente che, se si è fatto ricorso ad una lente addizionale, la focale viene ridotta e, di conseguenza, viene ad aversi un valore di diaframma inferiore.
Nel caso di un 300 mm. + lente da 3 diottrie , la focale risultante sarà di 158,7 mm
Per N = 32 pari a 9,38 mm (300 : 32), si avrà (158 : 9,38) N = 16,8
Il minor valore di diaframma effettivo porta necessariamente ad una riduzione della PdC.
PdC = 2 x 0,02 x 16,8 (1,92) : 0,845 = 1,52 mm invece di 2,56 mm
La riduzione della profondità di campo sarà tanto più sensibile quanto più corta è la focale dell'obbiettivo ed, elevate le diottrie della lente addizionale.
Si comprende quindi che l'uso di lenti addizionali viene ristretto, di fatto, alla Pseudo-macrofotografia.
La macrofotografia potrà essere tentata per soggetti piccolissimi o piatti e avvalendosi di un cavalletto.
E' tuttavia possibile raggiungere il rapporto 1 : 1 utilizzando focali lunghe con una lente addizionale da poche diottrie, se si dispone di uno di quegli zoom definiti "macro".
Tali obbiettivi consentono un modesto allugamento che consente di mettere a fuoco da distanza relativamente ridotte.
La quarta delle foto mostrate è stata scattata, senza lente addizionale, con uno zoom "macro" dalla distanza di 90 cm. consentendo un rapporto di ingradimento 0,50 : 1.
La quinta fotografia è stata scattata con lo stesso zoom da 300 mm. + lente da 2 diottrie da una distanza di soli 38 cm, ottenendo un rapporto pari a 1 : 1, reglando la messa a fuoco a cira 2 m.
L'uso di tubi di prolunga porta a risultati sicuramente migliori di ogni altra tecnica : uniche difficoltà derivano dalla distanza di ripresa, sempre piuttosto ravvicinata, e dal fatto che la prolunga determina una sensibile perdita di luminosità che, nel rapporto 1 : 1 si riduce ad 1/4.
Tuttavia, il passaggio del diaframma nominale 32 a 64 effettivo, comporta un aumento della Pdc.
Inutile dire che l’esposizione può essere aumentata di 2 stop grazie ad un flash ben posizionato.
Di seguito si riportano alcune immagini esemplificative di pseudo-macro e macro eseguite senza tubi o soffietto. :
Pseudo-macro
Ingrandisci Focale = 300 mm.; N = 13; tempo = Flash; g = 0,14 :1 xxx
Ingrandisci Focale = 300 mm.; N = 5,6; tempo = 1/200; g = 0,25 :1 xxx
Ingrandisci Focale = 55 mm.; N = 32; tempo = Flash; g =0,27: 1 xxx
Ingrandisci Focale = 195 mm; N = 22;Tempo = Flash; g = 0,40 : 1 xxx
Ingrandisci Focale = 195 mm; N =16; Tempo = 1/200; g = 0,52 = 1 xxx
Macrofotografie
Ingrandisci Focale = 300 mm + 3 diottrie; N = 32;Tempo = Flash; g = 1,1 : 1 xxx
Ingrandisci Focale = 300 mm + 3 diottrie; N = 32;Tempo = Flash; g = 1,1 : 1 xxx
Ingrandisci Focale = 300 mm + 3 diottrie; N = 32;Tempo = Flash; g = 1,0 : 1 xxx
Ingrandisci Focale = 300 mm + 3 diottrie; N = 32;Tempo = Flash; g = 1,0 : 1 xxx
Ingrandisci Focale = 300 mm + 2 diottrie; MAF = 90 cm.; N = 32; Tempo = Flash; g = 0.50 xxx
Ingrandisci Focale = 300 mm + 2 diottrie Maf = 38 cm; N = 32; Tempo = Flash; g = 1,0 xxx
Ingrandisci Focale = 300 mm + 2 diottrie Maf = 30 cm; N = 32; Tempo = Flash; g = 1,56
xxxNel valutare le immagini presentate si tenga presente che per facilitarme il "caricamento" in rete sono state ridotte rispetto a cira 2 megapixel contro i 6 dell'originale.
Inoltre, tutte le imagini mostrate, ad ecccezione delle ultime due, sono state tutte scattate a mano libera senza ausilio di un cavalletto.
Esse rendono evidente che con rapporti di ingrandimento contenuti si possono ottenere immagini abbastanza soddisfacenti, anche senza alcuna attrezzatura particolare e senza ricorrere a lenti addizionali.
Risulta altresì chiaro come l'uso di una focale lunga possa dare la possibilità di begli effetti ( seconda immagine ) od ottenere immagini anche di soggetti fortemente animati (farfalla).
Poco soddisfacente appare la quarta immagine a causa della presenza di ombre forti e di una sensibilità più elevata che favorisce l'insorgere di granulosità: difetti ancor più evidenti se la si ingrandisce.
Inoltre la messa a fuoco effettuata in ambiente male illuminato ha reso estremamente difficile scorgere il punto di messa a fuoco, tanto più che l'obbiettivo operava solo a tutta apertura. L'impossibilità di controllare la messa a fuoco con al diaframma impostato rende è il principale ostacolo per una esatta messa a fuoco ed una difficoltà anche per l'uso dell'autofocus.
Le successive immagini mostrano, infatti, una resa nettamente migliore per due motivi :
Una luce ambiente migliore ha reso meno problematica la messa a fuoco e ulteriormente favorita dal ricorso ad un monopiede per dare un pò di stabilità all'apparecchio.
Resta comunque evidente che quando si entra nel campo della macrofotografia le immagini decadono sensibilmente di qualità, malgrado il ricorso al ritocco per incrementarne la nitidezza.
Si consideri inoltre che le immagini macro sono mostrate in dimensione contenuta; il maggiore ingrandimento, ottenibile cliccandovi sopra, rende palese la minore qualità, specialmente per un soggetto dotato anche di un modesto spessore. spessore.
Quanto sopra annotato risulta evidente se si osservano le ultime due immagini ottenute, la prima, con obbiettivo da 300 mm. e messa a fuoco a 90 cm. (senza lente addizionale) e, la successivia, con lo stesso obbiettivo con aggiunta di lente da 2 diottrie lasciando la messa fuoco regolata su 90 cm.
In tal modo è stato possibile scattare da distanza assai ravvicinta ottenendo un rapporto di ingrandimento che nella seconda immagine raggiunge 1 : 1.
Si può notare come l'uso di un cavalletto abbia migliorato la nitidezza dando stabilità all'apparecchio e facilitando la messa a fuoco che, necessariamnte, è stata fatta a tutta apertura.
I veri problemi della macrofotografia
Le immagini appena mostrate rendono già evidenti quali sono i veri problemi della macrofotografia:
A) la messa a fuoco : risulta estremamente difficile per due motivi :
1) la distanza ravvicinata e la ridottissima PdC (pochi mm) rendono quasi impossibile lo scatto a mano; Il minimo movimento determina il mosso e/o il fuori fuoco , anche perché impedisce il funzionamento dell’autofocus.
In proposito,sono da tenere presenti due cose:
a) un minimo movimento appare inevitabile: diviene quindi indispensabile l'uso di un cavalletto; b) una enorme difficoltà di definire il punto di messa fuoco in quanto l’obbiettivo, durante la messa fuoco, lavora con diaframma alla massima apertura, annullando quasi la profondità di campo percepibile; il problema risulta estremamente accentuato in condizioni di luce scarsa o morbida che non consentono un sufficiente contrasto per cogliere il punto di migliore messa a fuoco.
B) il mosso : la pratica impossibilità di mantenere perfettamente fermo l'apparecchio rende quasi impossibile uno scatto a mano libera : unico rimedio l'uso del flash che consente di bloccare ogni movimento, ma non di risolvere la difficoltà di messa a fuoco.
Uguale necessità si presenta con soggetti in movimento : insetti o fiori mossi da un sia pur lieve vento.
C) lo spessore del soggetto: qualora sia superiore alla PdC disponibile.
Naturalmente, se si accettano risultati di minore qualità ritenendo soddisfacente un circolo di confusione “c > 0,02 ”, uno scatto a mano libera viene facilitato, per quanto concerne la messa a fuoco, potendosi contare su una maggiore PdC. Ad esempio,se accetta “c = 0,05” si avrà a diaframma 32:
Pdc = 2cN (g +1) : g2 = 2 x 0,05 x 32 x 2 = 6,4 mm
Ciò comporterà una minore possibilità di ingrandimento ed una maggiore distanza di osservazione per avere un "effetto" di nitido.Attrezzatura particolare
I problemi sopra accennati si attenuano avvalendosi di apposita attrezzatura :
a) flash su staffa per bloccare il movimento ed aver la giusta illuminazione;
b) uso del cavalletto anziché scatto a mano libera, ma che fare con i soggetti animati ? Aspettano che montiamo l’attrezzatura ?
E' per questo che chi è fortemente appassionato di macro svolge le sue riprese al mattino presto quando gli insetti non sono ancora vivaci. Non manca chi preferisce catturarli e renderli inerti esponendoli a freddo intenso oppure spruzzare su di loro appositi liquidi che li immobilizzano per il tempo necessario. c) preferire i tubi di prolunga per soggetti avvicinabili, preferire focali lunghe e duplicatore, per soggetti difficilmente avvicinabili;
d) fare molti scatti per avere 2 o 3 immagini valide;
N.B. Si ricorda ancora che, come già detto, è possibile estendere la PdC accettando un valore di “c" maggiore di 0,02 mm. Ad esempio, con c = 0,05 sarà PdC = 2Nc(1 + 1) = 2 x 32 x 0,05 x 2 = 6,4 mm : un incremento notevole rispetto ai 2,56 mm precedenti. Si consideri anche, tuttavia, che, se si dispone di un sensore di 23,7 x 15,6 mm, in un ingrandimento pari a 10 x (stampa di 23,7 x 15,6 cm) il circolo di confusione sarà riprodotto alle dimensioni di 0,50 mm e per essere percepito dall’occhio come un punto la distanza di osservazione non potrà essere inferiore a 50 cm.
Attrezzatura specifica
Quanto sopra esposto ha una valenza generale, tuttavia chi fa della macrofotografia il suo principale interesse si avvale di una attrezzatura specifica e di tecniche di ripresa particolari.
L’attrezzatura specifica include :
a) obbiettivi ”macro” la cui messa fuoco può anche essere limitata a distanze molto brevi ed il cui schema ottico è stato progettato per tale genere di riprese. b) uno o più flash, staffa o flash anulari, come si è già avuto modo di accennare; c) cavalletto; d) slitta micrometrica che consente di variare il piano di messa a fuoco in misura estremamente graduale, tramite spostamento dell’apparecchio, senza agire sulla ghiera dell’obbiettivo.
Tecniche particolari queste riguardano due problematiche particolari :
A) soggetto animato (insetto): occorre evitare che si muova o vada via.
Un accorgimento consiste come sopra detto, nel fare le riprese al mattino molto presto, quando gli insetti o altri piccoli animali sono meno vivaci.
Se, come accade talvolta, per tali soggetti, si preferisce provvedere alla loro cattura ed immobilizzarli esponendoli a temperature molto basse la tecnica di ripresa non differisce da quella di un oggetto di piccole dimensioni : il fotografo può comodamente predisporre la ripresa, creare una illuminazione con più luci diversamente orientate, munirle di diffusori per ottenere una illuminazione meno cruda e, se lo ritiene, posare il soggetto su un piano traslucido per una illuminazione dal basso ed anche riprodurre artificialmente il suo ambiente naturale.
B) estensione della profondità di campo
E' questa una tecnica di grande interesse che non richiede, necessariamente, una particolare attrezzatura : è la tecnica del bracketing (più spesso detta stacking).
Tecnica di particolare rilevanza per la macrofotografia in quanto consente di estendere la profondità di campo anche senza avvalersi dell’apertura minima.
In breve essa consiste nella esecuzione di più scatti della stessa inquadratura, che differiscono tra di loro per il punto di messa a fuoco : le varie riprese, successivamente, vengono fuse tramite apposito programma.
Per una migliore conoscenza dell'argomento si rimanda all’apposito capitolo. Si fa tuttavia fa presente che la necessità di fare più scatti coincidenti implica l’immobilità del soggetto e l’uso di un cavalletto come attrezzatura minima.
I links che seguono permettono di cogliere approfondimenti su quanto sinora trattato e, soprattutto di prendere visione di immagini relative, scattate con attrezzatura appropriata.
Sarà del tutto evidente la differenza con le immagini sopra presentate.
Una differenza in termini di nitidezza che concerne essenzialmente le macro a causa della ridottissima profondità di campo che si avverte in modo evidente quando non ci si avvale di attrezzature specifiche.
Diviene pertanto essenziale distinguere tra pseudo macro e macrofotografia.
Una distinzione piuttosto semplice : ogni qualvolta le dimensioni del soggetto superano quelle del sensore stiamo osservando una pseudo macro.
Nikon school - migliorare la nitidezza
Nikon school- nitidezza in macrofotografia
Juza - tecnica
Juza - attrezzatura
Galleria
Forum
Chiarimenti sui termini tecnici
Rapporto tra focale e potere diottrico
Diottrie = 1000 : focale ; focale di 105 mm; diottrie : 1000 / 105 = 9,52
Focale = 1000 : diottrie ; diottrie 2 ; focale : 1000/2 = 500 mm = 50 cm
Calcolo della focale risultante
Focale 200 mm + lente da 2 diottrie
200 mm = 5 diottrie ; diottrie complessive : 5 + 2 = 7
Focale risultante : 1000/ 7 = 142,85 = 143 mm
Calcolo rapporto di riproduzione
a) nel caso di tubi di estensione
g = lunghezza estensione/focale obbiettivo
b) nel caso di uso di lenti addizionali
g = f/(p- f) dove è f = focale risultante, p = distanza di ripresa = dv = distanza di essa a fuoco
N.B. p è uguale alla focale della lente addizionale quando la messa a fuoco è regolata su infinito.
Calcolo della profondità di campo
Usualmente vengono usate due distinte formule :
A) per riprese da distanza ravvicinata ; Pseudo macro - g < 1
PdC = 2fN (g + 1)/ (g2 x 1000)
B) Macrofotografia : g = 1
PdC = 2cN (g + 1)/ g2
In merito debbono osservarsi due cose :
1) nella macro fotografia la focale appare ininfluente; determinante è il valore di g e di N
2) l'effettiva differenza tra le due formule è data dal fatto che nella prima si assume come accettabile un valore di c = f/1000, mentre nella seconda si assume come accettabile, indipendentemente dalla focale utilizzata, un valore di c = 0,02 mm.
Così se, ad esempio, se si usa una focale di 50 mm la prima formula implica che sia accettabile un c = 0,05 mm, pari a 0,02 x 2,5 e, se la focale fosse di 100 mm,c = 0,10, pari a 0,02 x 4.
A seguire, viene fornita una tavola che riassume i dati relativi alla profondità di campo per diverse soluzioni possibili prospettate sia per l'esecuzione di pseudo-macro che per macrofotografie
Profondità di campo con g = 1 Tubi di prolunga (allungamento = focale) a) focale di 50 mmDiaframma utilizzato 32 22 16 11 Diaframma effettivo 64 44 32 22 PdC = (mm) 5,12 3,52 2,56 1,76
b) focale di 100 mm Diaframma utilizzato 32 22 16 11 Diaframma utilizzato 64 44 32 22 PdC = (mm) 5,12 3,52 2,56 1,76
E' evidente che la focaleb> non ha alcuna influenza sulla PdC che dipende principalmente dal valore di g
L'utilizzazione di una focale di 100 mm + estensione assicura il vantaggio di scattare da 20 cm in luogo di 10 cm.Lente addizionale + tele; g = 1 Pdc =2Nc(g +1)/g2 focale 200 mm + lente da 5 diottrie : focale risultante 100 mm Diaframma utilizzato 32 22 16 11 Diaframma utilizzato 16,9 11.58 8,42 5,79 PdC = (mm) 1,28 0,88 0,64 0,45
focale 300 mm + lente da 3 diottrie : focale risultante 158 mm g = 0,92 Diaframma utilizzato 32 22 16 11 Diaframma utilizzato 16 11 8 5,6 PdC = (mm) 1,53 1,05 0,76 0,52 La maggiore PdC che sembra data dall'obiettivo da 300 mm è dovuta al fatto che si ha g = 0,92 < 1 Il vantaggio dell’utilizzazione d’una focale più lunga è rappresentato dalla possibilità di avvalersi di una lente di solo 3 diottrie che comporta una minore perdita di qualità dell'immagine e una distanza ripresa di 33 cm invece di 20 cm. Si consideri, tuttavia, che è possibile raggiungere il rapporto di 1 : 1 regolando la messa a fuoco su una distanza minore.
Si ricordi che le ultime due macro mostrate sono state relizzate con una focale di 300 mm. ed una lente da sole 2 diottrie, grazie ad una messa a fuoco da distanza di poco superiore ai 30 cm; resa possibile da di quegli zoom, usualmente chiamati "macro", che consentono messe a fuoco molto ravvicinate.
Dati della profondità di campo concernenti la Pseudo-macro : g < 1
tubi di prolunga :Pc = 2fN (g + 1)/ (g2 x 1000) : questa formula comporta l'accettazione di c = f/1000
dove sono c = circolo di confusione accettato; N = diaframma utilizzato; g = rapporto di riproduzione.lente addizionale : profondità di campo con g < 1
Pc = [2fN (g +1] : ( g2 x 1000)
1) Lente da 2 diottrie + obbiettivo 200 mm Focale risultante 143 mm ; p = 500 mm ; g = 0,40 Diaframma utilizzato 32 22 16 11 Diaframma utilizzato 22 16 11 8 PdC (mm) 55 40 27 20 2) Lente da 3 diottrie + obbiettivo da 200 mm Focale risultante 125 mm; p = 333 mm; g = 0,60 Diaframma utilizzato 32 22 16 11 Diaframma effettivo 20 14 10 6,9 PdC (mm) 22 15 11 7,6 Lente addizionale : profondità di campo con g = 1 1) Lente da 3 diottrie + obbiettivo da 300 mm Focale risultante 125 mm; p = 333 mm; g = 0,90 Diaframma utilizzato 32 22 16 11 Diaframma utilizzato 20 14 10 6,9 PdC (mm) 22 15 11 7,6I dati mostrano come, con un rapporto di riproduzione di 0,60, la profondità di campo è sensibilmente ridotta rispetto ad un g = 0,40
N.B. I dati sopra esposti relativi all'uso di lenti addizionali si riferiscono ad una messa a fuoco regolata su infinito, per cui la istanza di messa fuoco possibile corrisponde alla focale della lente addizionale (50 cm per lente da 2 diottrie e 33 cm. per lente da 3 diottrie).
Se si imposta la messa fuoco su una distanza minore di infinito, srà possibile mettere a fuoco a distanza inferiore a quella della focale della lente addizionale.
Ad esempio, un obbiettivo da 300 mm "macro", che consenta una messa auoco anche a circa 90 cm, consente di ottenere un g = 0,50 ( 1 : 2) senza ausilio di alcuna lente aggiuntiva e sarà possibile ottenere un rapporto 1 : 1 con una lente da 2 diottrie.
Le immagini che seguono sono state realizzate come appena detto, avalendo si però di un cavalletto per una buonastabilità dell'apparecchio ed una precisa messa a fuoco.
Si segnala , come si è già avuto modo di fare, un calcolatore on line della Pdc (www.dofmaster.com) che fornisce il risultato per ogni focale e distanza di ripresa, precisando per ogni fotocamera le dimensioni del circolo di confusione,benché, praticamente essa corrisponda sempre alla misura di 0,02 mm o poco meno.
Tale possibilità rende agevole il calcolo, ma quanto esposto nel testo fornisce i diversi metodi di calcolo della PdC e permette di comprendere quali elementi la determinano.